Archivio mensile:febbraio 2015

BOSTRENGO DEI NONNI

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“Piov e neng, tutt l’vecchie fann el bostreng “
Continuano i miei scavi archeogastronomici marchigiani. E questa volta ad essere riesumato da una qualsiasi credenza polverosa di una qualsiasi nonnina  della mia regione è un dolce, anzi…pardon…IL DOLCE .

Detto anche fristingo, frostengo, pistingo, bostrengo è uno dei pochi dolci che hanno un numero così elevato di nomi a seconda della provincia. È un dolce diffuso in gran parte delle Marche. Nato come piatto povero, la frutta secca costava poco e recuperava il pane raffermo, è oggi al contrario abbastanza costoso. Vanta un vasto repertorio di ingredienti che varia in ogni ricetta, ne esisterebbero addirittura 22 varianti, noci, mandorle, fichi secchi, talvolta farina di mais, pane raffermo, cedro candito, succo d’arancia, scorza di limone, uva sultanina, olio d’oliva, cannella, rhum, cacao, caffè, vino bianco secco e mosto cotto. Si presenta di 5 centimetri di altezza e non tanto lungo tanto da sembrare un pezzo di dolce o un torrone un po’ alto.E’ un tipico dolce da credenza,appunto, compatto e tendente all’essicazione diciamo naturale ma adattissimo ad essere ammorbidito se pucciato in una tazzona di latte ( veg,ovviamente!) fumante: s’imbibisce perfettamente tanto da scoppiarti in bocca con i suoi mille gusti e sapori. Ed ora qualche cenno storico che non guasta mai:
Le origini del frustingo risalgono addirittura al sec. XIII e si riporta che nelle Marche esisterebbero addirittura 22 modi diversi di preparare questo straordinario dolce molto calorico, ma gustoso. Nato come piatto povero realizzato utilizzando frutta secca, un tempo poco costosa perché abbondante in campagna, e altri ingredienti che avanzavano (farina, pane raffermo), il fristingo è oggi uno dei dolci più costosi proprio per l’elevato costo dei singoli ingredienti. Lo zucchero nelle ricette originarie era presente in quantità minime proprio perché costoso.
Il nome deriva dal termine latino “frustum” che significa “pezzetto, tozzo”, perché in effetti si presenta di 5 centimetri di altezza. Si trova significato di “frustum”, anche “povero”. Anche detto Fristingo, frustingo (Ascoli), frostengo (Macerata), pistingo (basso maceratese), bostrengo (nel Montefeltro e pesarese), frustingolo.
Ed ora vi svelo il proverbio:”Piov e neng, tutt l’vecchie fann el bostreng “, cioè: piove e fà la neve, tutte le vecchie fanno il bostrengo. Significa che si tratta di un dolce per le occasioni eccezionali, così come è eccezionale veder piovere e nevicare contemporaneamente.
Bene, avete capito che ci troviamo di fronte ad una delle pietre miliari dell’antica cucina marchigiana perciò…con fare serio ed ossequioso ci accingiamo a vederne la preparazione.
                                                      IL BOSTRENGO
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  • 400 g di farina
  • 200 g di farina di mais fioretto
  • 1 panino raffermo bollito in acqua (io 200 g di pane integrale homemade raffermo)
  • 100 g di riso lessato
  • 100 g di uvetta ( io mirtilli secchi)
  • 100 g di fichi secchi tagliati in piccolissimi pezzetti
  • 100 g di noci tritate a coltello
  • buccia grattata di un’arancia ( io 35 g di cacao )
  • 1 mela tagliata a fettine
  • 150/200 g di zucchero ( io di canna )
  • 1 bicchiere di mosto cotto o sapa o malto o agave (circa 200 ml)
  • 1 bicchiere e 1/2 di latte di avena ( o riso)

Frullare il pane bollito e freddato con il mosto,lo zucchero e il latte. Mescolare poi semplicemente tutti gli ingredienti e porre in una teglia dai bordi bassi unta.Cuocere in forno un’ora a 200°C. Tolto dal forno, va fatto freddare completamente e poi tagliato a losanghe o spolverato di zucchero a velo.

Insomma…ma vi siete accorti che gli anglosassoni pure questa ci hanno copiato? Questo dolcione infatti è , a mio avviso ed in qualità di sovraintendente agli scavi, l’antenato degli attuali brownies. Che ne pensate? Non è così? Diamine, ci scopiazzano sempre tutto ‘sti ammerigani…

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Muffin salati

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Ingredienti:

dose per 5 muffin

75g di bietole cotte setacciate

100g di farina integrale

3 cucchiai di olio  evo

50g di acqua fredda

un cucchiaio di cremor tartaro

una presa di sale

una manciata di noci

Procedimento:

sbollentare per 5 minuti le bietole, scolare e mettere in acqua fredda. Scolare, frullare e passarle al setaccio con l’ aiuto di un cucchiaio x estrarne la polpa, circa 75g. Mettere la polpa ottenuta i in una terrina , aggiungere 100g di farina integrale, tre cucchiai di olio evo, 50g di acqua fredda e una presa di sale. Mischiare il tutto molto accuratamente ed aggiungere il cremor tartaro, mischiare ulteriormente , dal basso verso l’ alto e riempire poco sopra la metà gli stampini per i muffin rivestiti in carta forno. Aggiungere sopra qualche noce spezzettata ed infornare a 150° per una trentina di minuti

 

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MUESLI PISTACIOCCO

20150217_153644Se c’è una cosa, oltre a cucinare, che adoro fare da quando ho iniziato a condividere ricette è inventare nomi! Credo fermamente nel potere della parola, nel peso che queste hanno nel condizionare se vogliamo anche i rapporti umani. Le parole possono far innamorare, possono far piangere e singhiozzare, possono celare le persone o al contrario farle uscire fuori così come sono e far loro cadere maschere opportuniste che indossano. Gioco con le parole così come i bambini fanno con i Lego. Lo faccio da sempre. L’ho fatto quasi sempre per descrivermi e per sviscerarmi. Ho la penna facile ed ora la tastiera veloce. Non ci posso far nulla. Son così. Tolleratemi se vi tedio con lunghi ed inutili incipit, con personali digressioni che ai più magari non interessano.Liberissimi di saltare all’elenco puntato degli ingredienti e passare al cuore del post (ovvero sempre del mangiare si tratta )…ma vi prego fatemi sfogare adesso e qui con le parole…non ho altro modo di farlo.

Premesso ciò, ritorno al gioco del vocabolario che amo fare e che ora riverso nell’invenzione di stupidi nomignoli identificativi delle mie ricette. Tipo il Pistaciocco…non suona carino? Anzichè dire cioccolato-pistacchio e blabla…immaginate di invitare qualcuno a far colazione o merenda con una ciotolona olimpionica straripante latte caldo di riso o avena o di mandorle appena “munto” e buttarci dentro carriolate di PISTACIOCCO…!Già vedo bambini scrocchiare a ritmo tutti insieme e succhiare a tutto fiato il latte cioccolatoso residuale. Ecco…ci risono…strascrivo…vabbè mi fermo qui finchè sono ancora in tempo.

E voi? Dai, facciamo un test: il nome più originale mai dato ad un piatto??? Forza che son curiosa!!!

                                               MUESLI PISTACIOCCO

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  • 320 g di fiocchi d’avena piccoli( per la versione GF = fiocchi di riso/grano saraceno)
  • 55 g di olio di cocco sciolto ( o burro di cacao o burro di cocco fatto in casa)
  • 40 g di cacao amaro
  • 50 g di zucchero di canna dulcita o di cocco
  • 115 g di agave o sciroppo d’acero
  • 1/2 cc di sale
  • 85 g di gocce di cioccolato fondente
  • 100 g di uvetta
  • 100 g di pistacchi senza sale
  • 100 g di amarene secche ( senza anidride solforosa,né olio,né zucchero)

Facilissimo come sempre:sciogliere a fuoco dolce l’olio di cocco e aggiungervi, una volta sciolto, l’agave, lo zucchero e il cacao. In una ciotola mescolare i fiocchi con il sale ed eventuali aromi (cannella,cardamomo,vaniglia) e inserirvi subito la parte liquida. Far assorbire benissimo la miscela al cacao ai fiocchi mescolando benissimo. Stendere il composto sulla leccarda del forno rivestita di cartaforno. Cuocere a 170 °C per 25 minuti circa, con ventola, e mescolando di tanto in tanto. Il muesli deve tostare solamente. Appena tirato fuori aggiungere uvetta, amarene e pistacchi. Lasciar riposare 3 minuti e aggiungervi le gocce di cioccolato.Mescolare facilitando il parziale scioglimento dello stesso. Una volta freddo, spezzettare grossolanamente e riporre in barattoli di vetro.

Impossibile resistere!

Cornucopie di polenta con verdure al cartoccio

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Ingredienti:

farina di mais fioretto

patate

cuori di carciofo

cipolla

olio di semi

elio evo

sale

pepe

Procedimento:

in un pentolino mettere due parti di acqua e una di farina di mais aggiustare di sale; portare ad ebollizione continuando a mescolare e coprire con un coperchio. Lasciare riposare per una ventina di minuti. Nel frattempo pulire i carciofi e ricavarne degli spicchi. Tagliare le patate e le cipolle grossolanamente e mettere tutto su un foglio di carta forno con un filo di olio evo , sale e pepe. richiudere bene la carta forno e ricoprire , sigillando bene con un foglio di alluminio. infornare per 40 minuti circa a 170°.  Rivestire poi una teglia con carta forno, ungere con l’ olio di semi e versare la polenta, creando uno strato non troppo altro, più o meno di un centimetro. infornare a 170° finchè non risulterà dorato e leggermente croccante. Tagliare lo strato di polenta in triangoloni  Creare dei coni di cartaforno con dentro dell’ alluminio appallottolato x mantenere la forma di cono. Arrotolare sopra i triangoli di polenta e infornar a 200° finchè non formano una bella crosta croccante. Servire i coni ben caldi  con le verdure.

 

La soia della discordia

Il cibo , lo sappiamo tutti, è ricettacolo di vita, emozioni,ricordi belli o brutti che siano. alcuni piatti sono legati a noi e alla nostra storia personale e familiare con una sorta di cordone ombelicale invisibile che è arduo da troncare, e il più delle volte impossibile. infatti, uno degli “errori” commessi da tutti coloro, e ci infilo la mia persona come capobranco,che rivoluzionano la loro dieta passando al veganesimo è proprio quello di tradurre-tramutare o meglio come si suol dire “veganizzare” un piatto generalmente a base di carne/pesce/uova/latticini . Un errore fatto per soffocare magari le lamentele dei famigliari visivamente abituati ad una certa pietanza “nonna/mamma-style”; un errore commesso sulla base di buone intenzioni quale anche quella di dimostrare come con i vegetali e gli altri gioielli che madre terra ci dona in modo più o meno spontaneo sia assolutamente facile imbastire un pasto o realizzare una cena luculliana acchiappa-miscredento o inganna-onnivori. e purtroppo molti ricorrono alla ONNIPRESENTE  SOIA.E  giù di ragù, di polpette e polpettoni,cotolette e spezzatini… tutte false e improbabili copie e reinterpretazioni dei tanto amati piatti star delle tavolate del passato …o dell’altro ieri.In men che non si dica, la dieta prima basata su cadaverina &co si ritrova quasi completamente soy-based: latte di soia per colazione con tuffo triplo carpiato di biscotto alla soia, merendina con barretta energetica alla soia o magari per riprendersi dai bagordi del carnevale uno yogurtino sempre di soia con 3 miseri pezzetti di frutta…si continua con il pranzo e vogliamo non cedere alla tentazione di un bel piatto di penne al ragù, di soia certamente, e concludere in dolcezza con una minuscola porzioncina di tiramisù  (con panna di soia)…vabbè la merenda pomeridiana la si salta perchè non vogliamo far la figura dei morti di fame…diritti alla cena…una cosina leggera? Ma sì un’insalatina …ma le proteine? ah certo,arricchiamola(arricchire la lattuga o gli spinaci????) con un bel tocco di tofu marinato nella tamari (!!!) e poi grigliato. Sì, ok…abbiamo salvato tanti amici animali…ma chi salva noi? Ed il nostro sistema endocrino? E quello immunitario bombardato da una carica di allergeni che neanche durante Il Desert Storm della Guerra del Golfo?

Chiariamo insieme qualche questione. Questo blog non si promette di dare consigli nutrizionali a nessuno, non ne abbiamo potere né facoltà. Però possiamo illustrarvi la nostra scelta, mia e della collega Betta, ovvero eliminare (quasi) totalmente la soia e i suoi lavorati dalla nostra tavola. In questo nostro angolo cottura virtuale , la soia è pressochè bandita. Potrà capitare di postare forse qualche ricetta con il latte o forse usare la panna da montare qualora non riuscissimo a trovare il latte di cocco. Forse,chissà. Io e lei NON consumiamo soia, nè in fagiolo nè in altre forme di umana ideazione. Perchè?Leggete…

Chi non ha sentito parlare delle meraviglie di soia? Il carrozzone del marketing ha propagandato la soia come il cibo perfetto per la  salute per decenni. Ma poteva qualcosa che suona così salutare essere anche  pericoloso?

Se si prende il tempo di esaminare la scienza vera e propria, allora la risposta è sì. Migliaia di studi collegano soia a  malnutrizione, disturbi digestivi, deficit del sistema immunitario, disfunzioni della tiroide, declino cognitivo, disordini riproduttivi e infertilità – persino il cancro e malattie cardiachee udite,udite anche la celiachia!

Uno dei motivi principali per cui sarebbe saggio  evitare  la soia è che oltre il 90 per cento di soia coltivata negli Stati Uniti è geneticamente modificata. Dopo l’introduzione di cibi geneticamente modificati nel 1996, abbiamo avuto un aumento del numero di neonati con scarso peso alla nascita, sterilità e altri problemi negli Stati Uniti, e gli studi sugli animali hanno dimostrato effetti devastanti della  soia geneticamente modificata comprese le allergie, la sterilità, difetti di nascita, e tassi di mortalità infantile fino a cinque volte superiore rispetto al normale.

Le colture di soia sono anche fortemente irrorate con diserbanti chimici, come ad glifosato, che un team di ricercatori francesi ha trovato  essere cancerogeno.

I germogli di soia – anche da soia da agricoltura biologica – contengono naturalmente “antinutrienti” come saponine, tossine della soia(soyatoxins), fitati,  inibitori della tripsina, gozzigeni e fitoestrogeni. La fermentazione tradizionale distrugge questi antinutrienti e permette al corpo di godere dei benefici nutrizionali della  soia. Tuttavia, la maggior parte degli occidentali non consumano soia fermentati, ma piuttosto latte di soia, tofu, TVP, e latte in polvere per neonati.

La Soia ha i seguenti 10 effetti negativi sul  corpo:

1. Alta concentrazione di Acido fitico(fitati): Riduce l’assimilazione di calcio, magnesio, rame, ferro e zinco. L’acido fitico nella soia non è neutralizzato con metodi di preparazione ordinari come ammollo, la germinazione e lunga, cottura lenta, ma solo con la fermentazione lunga. Le diete ricche di fitati hanno causato problemi di crescita nei bambini.

2. inibitori della tripsina: interferiscono con la digestione delle proteine ​​e possono causare disturbi del pancreas. In animali da esperimento,gli inibitori della tripsina della soia hanno causato una crescita stentata.

3. Gozzigeni: agenti potenti che bloccano la sintesi degli ormoni tiroidei e possono causare ipotiroidismo e cancro alla tiroide. Nei neonati, il consumo di latte di soia in polvere è stato collegato a malattie autoimmuni della tiroide. Interferiscono con il metabolismo dello iodio.

4. Fitoestrogeni / Isoflavoni: composti vegetali che assomigliano agli estrogeni umani in grado di bloccare l’ estrogeno normale e disturbare la funzione endocrina, causare  sterilità, e aumentare il rischio di cancro al seno.

5. emoagglutinina: Una sostanza procoagulante che provoca agglutinazione dei globuli rossi ,cosa che li rende inabili  ad assorbire e distribuire ossigeno ai tessuti in modo corretto.

6. i cibi a base di soia aumentano il fabbisogno di vitamina D del vostro corpo, che è il motivo per cui le aziende aggiungono  vitamina D2sintetica  nel latte di soia (una forma tossica della vitamina D).

7. Vitamina B12: la soia contiene un composto simile a vitamina B12 che non può essere utilizzato dal corpo, può effettivamente contribuire alla carenza di vitamina B12, soprattutto tra i vegani.

8. ​​denaturazione delle proteine: proteine ​​fragili vengono denaturate durante la lavorazione ad alta temperatura per ottenere l’ isolato proteico di soia e le proteine ​​vegetali (TVP). Questa trasformazione chimica delle proteine ​​di soia risulta  nella formazione di nitrosammine lisina-alanina tossiche e altamente cancerogene.

9. MSG: acido glutammico libero, o MSG, è una potente neurotossina. MSG si forma durante la lavorazione dei derivati della  soia,inoltre il MSG è spesso aggiunto per mascherare il gusto sgradevole di soia.

10. alluminio e manganese: la soia contiene alti livelli di alluminio, che è tossico per il sistema nervoso e reni, e manganese, che rovinano il sistema metabolico immaturo del bambino.

Gli antinutrienti di soia sono molto potenti. Bere solo due bicchieri di latte di soia fornisce abbastanza di questi composti da alterare il ciclo mestruale di una donna. Ma se si  alimentacon soia un bambino, questi effetti sono amplificati mille volte. I neonati alimentati con latte in polvere “vegetale” possono avere fino a 20.000 volte più estrogeni circolanti nei  loro corpi di quelli alimentati con altri latti in polvere. Non si dovrebbe mai nutrire il proprio bambino con latte di soia in polvere!

 I neonati nutriti  con latte di soia in polvere assumono un valore stimato di cinque pillole anticoncezionali di estrogeni ogni giorno.

Contrariamente a quanto si creda, le popolazioni asiatiche non fanno largo consumo di soia:ne usano non più di 2 CUCCHIAINI al giorno , sottoforma solo di prodotti fermentati (shoyu,tamari,tofu,natto) e MAI come fonte primaria di proteine.

La maggior parte degli alimentii trasformati a base di soia venduti come sostituti della carne, sono fatti con proteine ​​di soia isolate e trasformate, spesso con l’aggiunta di monodigliceridi degli acidi grassi e altre sostanze che li rendono più palatabili. Chi diventa vegano spesso consumando questi alimenti cerca di non privarsi dei piaceri della tavola di cui godeva in passato, e inizia a consumare formaggio di soia, panna di soia, hamburger di soia, hot dog di soia, gelato di soia, yogurt di soia. Ma non tutto ciò che è vegetale è salutare (vedi la margarina al posto del burro), e da un punto di vista salutistico questi prodotti industriali non sono meglio e dei loro corrispondenti prodotti industriali di origine animale.

Il fatto che la soia sia un vegetale, non significa che sia salutare, nemmeno per gli animali: in molti allevamenti mangimi a base di mais e soia sono diventati la base per l’alimentazione di animali nati per consumare erba, ruminanti, perché questi semi, ricchi di proteine e coltivati intensivamente, ​​contribuiscono a portare gli animali al peso di mercato più velocemente. Ma il sistema digentivo dei ruminanti è progettato per digerire l’erba, non i semi e il bestiame allevato in questo modo sviluppa malattie, tra cui ascessi epatici e proliferazione di batteri nocivi come l’Escherichia coli, pericoloso anche per la salute umana.

Il consumo di soia non fermentata da parte degli esseri umani è dunque una novità per il nostro organismo, e chi esagera nel loro consumo si espone ad effetti che ancora non possono essere previsti. Sono in corso studi sulla possibilità che gli isoflavoni contenuti nella soia alterino la produzione di testosterone negli uomini: gli isoflavoni sono dei composti che si legano ai recettori degli estrogeni, ii principali ormoni sessuali femminili, e per questo sono studiati ed utilizzati da anni per bilanciare gli ormoni delle donne in menopausa. I risultati degli esperimenti sembrano negativi, gli isoflavoni sembrano modulare la produzione di estrogeni nelle donne in menopausa, ma non alterare la produzione di testosterone e quindi la fertilità nei maschi adulti, ma gli studi sono appena iniziati, volete fare parte delle cavie che tra qualche decina di anni ci riveleranno gli effetti reali della soia non fermentata sulla salute umana?

La soia non fa parte della nostra cultura e della dieta mediterranea, contiene come abbiamo visto molti antinutrienti, è quasi tutta OGM, la sua coltivazione arreca danni anche anche alla salute di Madre Terra.Noi 2 abbiamo scelto sulla base di queste considerazioni e sulla base dei problemi e distrurbi che ci causa il suo consumo, di bandirla e di divertirci con prodotti più vicini a noi e al nostro territorio.

Prima di concludere vi lascio alcuni appunti su letture consigliatissime a chi vuole approfondire l’argomento.

Kaayla Daniel, The whole soy story: libro-dossier edito solo in inglese ma imperdibile.

Vi consiglio di leggere questi 2 articoli scritti da una naturopata molto preparata, chiara e d oggettiva nell’esposizione:

Altri 2 articoli illuminanti:

Sitografia:

Very important Vegans

https://www.youtube.com/embed/64wKPPHBmIk?feature=player_embedded“>

Per riflettere

Un documentario che tutti dovrebbero vedere:

https://www.youtube.com/watch?v=dSa0-vzhHao&feature=player_embedded&list=PLyb1pYIZTe6ga5TdBiNsZIh6FeA5lX-6O

Il GRANDE SEGRETO SULL’ ALIMENTAZIONE UMANA-The China Study-

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=UHQuOYfYfdA

I nostri figli ci accuseranno: questo non deve accadere – Un documentario che denuncia senza mezzi termini lo spopositato uso di sostanze chimiche in agricoltura e nella preparazione dei cibi. Partendo da una lotta effettuata dal sindaco di una piccola comunità di montagna francese per far in modo che le mense scolastiche potessero garantire ai ragazzi alimenti organici, il film di denuncia prende in considerazione tutto lo scottante problema dell’inquinamento e della qualità di cosa portiamo sulle nostre tavola. Se non si prendono in considerazione efficaci misure che aumentino il ritorno al cibo naturale e a coltivazioni biologiche, il processo sarà irreversibile e le generazioni future non potranno perdonare il fatto che noi contemporanei non abbiamo fatto nulla per invertire la tendenza.

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=W4uV7R5OdlQ

Ridurre il diabete in 30 giorni – Disintossicati con frutta e verdura

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=3v_tJoYHHVc

Balasso e il cibo …..Si, è un po’ catastrofico ma quanto è vero…

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ghEclsqiiPQ

Carne, la verità sconosciuta

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=WdYzceMPXu8

 

IMBRECCIATA DI CASA MIA

20150210_122752Devo ammetterlo,non conoscevo questo piatto. La prima volta lo notai sul blog di una mia cara amica , Marta, abile cuoca e mamma sempre attenta alla qualità della materia prima.Lei ne ha realizzato una versione estiva che potete trovare qui . Ho fatto delle ricerche per rintracciare la ricetta originale ma mi son dimenticata che , in Italia, proprio quando si ha a che fare con piatti della tradizione LA RICETTA non esiste. Esistono i racconti fatti dalle nonne, le versioni tante quante le campane delle chiese dei paeselli. Ogni piatto è una pagina di storia, un buco nero che ti permette di spiare il passato e scoprire la sua nascita, le sue declinazioni stagionali e famigliari. Ogni piatto tradizionale ha vita propria , un suo cuore che è il cuore di chi lo ha custodito nel tempo, una sua anima che va presidiata e cullata come un reperto caldo e vivo del passato, salvandolo dall’inquinamento cui alcuni chefs prestigiatori potrebbero sottoporlo. L’imbrecciata, che è contesa come nascita tra l’Umbria e le Marche, deve il suo nome alla simpatica somiglianza visiva con il “breccino” , cioè con i sassolini delle strade sterrate delle campagne e,  sempre secondo le fonti,era il piatto destinato a chi partecipava alla raccolta del granturco. La ricetta maceratese originale è la seguente:

Piatto Imbrecciata
 Sono necessari: farro, granoturco, ceci, lenticchia, cicerchia, fagioli, olio, cipolla, maggiorana, salsa di pomodoro, sale, peperoncino, olio extravergine e pane abbrustolito Si mettono a mollo, separatamente, circa 3 etti per tipo, dei rari cereali e legumi: farro, granoturco, ceci, cicerchia, lenticchia e fagioli. Vanno lessati e scolati sempre separatamente; ultimata la cottura sono versati in una pentola dove è stato preparato un soffritto di cipolla, erba della nonna (maggiorana), salsa di pomodoro, sale e peperoncino. Infine vengono versati in questo sugo e lasciati insaporire a fuoco lento, serviti infine con un filo di olio extravergine e cubetti di pane abbrustolito. 

Io vi propongo una sua variante meno articolata adatta tanto alla primavera che all’estate. Semplice,verace ma conquista tutti, inevitabilmente.

IMBRECCIATA DI CASA MIA

imbrecciata vega

  •  100 g di orzo;
  • 100 g di cicerchia;
  • 100 g di ceci;
  • datterini confits o al naturale;
  • erba cipollina fresca;
  • un cucchiaio di olio di lino.

Ho messo a bagno una giornata e separatamente ceci e cicerchia. La sera stessa li ho fatti bollire separatamente con alloro e pezzetto di alga kombu ciascuno per soli 40 minuti. Ho lasciato riposare i legumi,ancora parzialmente crudi, nella loro acqua di cottura coperti con coperchio e nel forno spento fino all’indomani quando li ho trovati cotti. In poche parole ho effettuato la cosidetta “cottura passiva”, ben raccontata dalla Ravanella nel suo blog .

Fatto ciò, il mattino ho effettuato anche la cottura passiva dell’orzo mondo,stavolta facendolo stare in acqua bollente solo 20 minuti e lasciandolo in  ammollo postcottura per 2 h. Una volta pronti i 3 ingredienti base, li ho semplicemente riuniti in una ciotola ancora tiepidini ,salati,pepati e insaporiti con datterini confits fatti quest’estate e congelati e erba cipollina con un tocco di marino dato dall’olio di lino.

Facile,no?

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un’insalata croccante e burrosa al palato…divina!

 

Insalata greca su cestino di carta musica

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Ingredienti:

Per la “feta”: anacardi crudi, mandorle pelate, succo di limone, aglio in polvere, pepe bianco,origano, sale

Per l’ insalata: cetrioli, pomodorini, cipolla, carote, olio evo, carta musica.

Procedimento:

mettere in ammollo tre parti di anacardi e una di mandorle per 5/6 ore. Trascorso il tempo necessario per ammorbidire anacardi e mandorle, scolare e frullare con il succo di limone, l’ aglio, il pepe, l’ origano e un pizzico di sale. Ne deve uscire un composto abbastanza duro da poter tagliare a fette. Trasferire in uno stampino oleato o dare la forma con le mani. Bagnare velocemente un foglio di carta musica su entrambe i lati e appoggiarla su una ciotola di metallo o comunque un contenitore da forno, rivestito con carta forno. Infornare a 150° per il tempo necessario a renderlo ben croccante.   Tagliare poi il cetriolo a fette molto sottili, le carote alla julienne , qualche rondella sottile di cipolla, i pomodorini. adagiare sulla carta musica, aggiungere la “feta” tagliata a fettine e condire con un filo di olio d’ oliva e una spolverata di pepe macinato al momento. Volendo si può aggiungere qualche oliva, in base ai propri gusti.

 

 

 

 

 

Pancake soffici al dulce de leche e noci

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Ingredienti:

farina

sciroppo di farro(in alternativa di agave o di acero)

latte di avena

cremor tartaro

sale

olio di semi

dulce de leche

noci

DSC00714Procedimento:

Preparare la pastella la sera prima, con una tazza di farina, due di latte di avena, un cucchiaio di sciroppo di farro e un pizzico di sale, mischiare bene evitando grumi, coprire con pellicola e lasciar riposare in frigo per tutta la notte. La mattina seguente aggiungere alla pastella un cucchiaino colmo di cremor tartaro e mischiare molto bene. Ungere, con l’ aiuto di carta da cucina, una padella antiaderente e versare un paio di cucchiaiate nella padella , tenere a fuoco medio. Una volta formatesi delle bolle sulla superficie del pancake, rivoltarlo con l’ aiuto di una paletta da cucina. Cotti tutti i pancake impilare uno sul’ altro e versare il dulce de leche e qualche noce. In alternativa si può decorare con confettura, sciroppo di acero o frutta fresca.

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